Buongiorno dottore,
Sono di nuovo a casa e sto alla grande.
Volevo ringraziarti di avermi accompagnata per tutta l’operazione ieri.
Quando ho visto tutti quei cappelli verdi mi é venuto un vero attacco di panico poi ho pensato al tuo messaggio visto sul mio cellulare prima di metterlo dentro il cassetto . Ho stretto il pollice ed ho incominciato a sentire la tua voce e la tua presenza.
É stato un viaggio avventuroso. Eravamo sulla mongolfiera e tu mi appoggiavi le mani sulla schiena. Pioveva e si sentiva la pioggia sulla plastica del pallone come se stessimo sotto un grande ombrello. Non faceva freddo ma caldo come di primavera. Però ad un certo punto il cielo si è oscurato e quel viso era lì nell’oscurità e mi chiamava a lui, come una calamita e non potevo fare niente per fermarlo. Tu mi hai sussurrato di ascoltare solo la tua voce, ma era come se sapevo che era arrivato il momento di raggiungere quel viso. Mi sono staccata da te e mi sono avvicinata alla voce. Su quel viso c’era uno strato di gel trasparente e non riuscivo a capire se era maschio o femmina, adulto o bambino ma era come se lo conoscessi e anch’io a questo punto volevo passare dalla sua parte sotto quel gel velato, oltre la notte. La tua voce però mi ha raggiunto e mi ha detto che non era quello il mio posto ma che avrei dovuto decidere io se restare con il viso o darti la mano e ritornare nel pallone. Dopo un immensità di emozioni ho deciso di darti la mano ma è stato difficile separarmi da quel viso. Poi per mantenermi ferma per terra mi hai abbracciata di dietro e mi tenevi forte. Poi mi hai ordinato di non guardarlo ma di guardare giù. Ho riconosciuto il fiume, la collina bruciata e la collina verde oltre il ponte. Il pallone però ci ha portati sul grande prato, ed ho visto le scale a chiocciola, quelle che percorriamo ogni volta prima che mi porti sotto l’albero. Però stavolta le abbiamo salite e su c’era la poltrona del tuo studio. Mi sono seduta e tu eri alla mia sinistra. Dalla finestra immensa potevo osservare il lago ed il prato intorno. Poi mi hai detto che potevo ricominciare a sentire il mio corpo, le mie dita …1,2,3,4, e al 5 ti aprirai gli occhi…. E da lì ho visto i dottori.
Parlando poi con il chirurgo mi ha spiegato che era andato tutto bene, molto meglio di quanto lui avesse potuto immaginare. Solo per qualche secondo mi avevano persa e mi hanno dovuto rianimare e poi non ci sono stati più problemi per tutte le 4ore e 20 di op
E adesso sono qui, felice di essere qui. Grazie dottore GRAZIE
Roberto Giannetti
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